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Zone del Parco e livelli di tutela

Il Piano del Parco della Murgia Materana definisce il territorio classificandolo in zone con livelli diversificati di tutela. Murgia Timone, luogo di intervento dei lavori, ricade in parte nelle zona A riserva integrale, e in parte nella zona B riserva generale, ognuna con specifiche norme di gestione ed intervento. In questa sezione vengono esposte sulla base della norma e degli strumenti cartografici esistenti dove si trovano i monumenti e gli elementi areali che sono stati oggetto di inteventi del cosiddetto Parco della storia dell’uomo.

Il Piano del Parco per zonazione comprende anche una carta 1:10.000 dedicata alle zone del Parco ma che non è disponibile in rete. Non risultano inoltre altri riferimenti online o digitali per il rilevamento della zonazione del Parco, neanche sul portale cartografico (geoportale) della Regione Basilicata: https://rsdi.regione.basilicata.it/, motivo per il quale di seguito verrà tutto esposto sulla base della dicitura contenuta nella norma che è in ogni caso il riferimento principale.

Definizione della zone del Parco

L’assetto normativo con l’adozione delle zone nel Piano del Parco della Murgia Matrerana è indicato al punto 3.5 ASSETTO NORMATIVO GENERALE del Piano del Parco Allegato A - Relazione dove vengono indicati i criteri relativi a 3.5.1 Norma di tutela e 3.5.2 Norme di valorizzazione

II Piano del Parco Allegato B - Norme Tecniche di Attuazione definisce la zonazione come di seguito riportato
CAPO II - Classificazione del territorio del Parco
Art. 4 - Suddivisione del territorio del Parco in “zone omogenee”
Il Piano suddivide il territorio del Parco nelle seguenti “zone omogenee”, ai sensi della L.R. 11/90:
A - Zona di riserva integrale
comprendente l’intero inviluppo delle “gravine”, considerato l’elemento geo morfologico, naturalistico, storico - antropico di maggiore qualità e caratterizzazione del Parco;in riferimento alla Gravina di Picciano, inclusa nel Parco, la zona di riserva integrale è estesa oltre che per la sezione della forra anche sul piano per l’area di affioramento del substrato roccioso carbonatico;
B - Zona di riserva generale
comprendente le due aree boscate residuo dell’originaria copertura vegetazionale dell’Altopiano e le aree a macchia e gariga - steppa degli altipiani e dei costoni calcarei, costituenti il più rilevante connotato paesaggistico dell’ambiente Murgico;

ART. 5 - Zona di “riserva integrale”

Nella zona a) di “riserva integrale” l’ambiente va conservato e ricostituito nella sua integrità; è prescritta, pertanto, la conservazione e tutela di tutti gli elementi costituenti l’ambiente (geografici, paesaggistici, vegetazionali, faunistici, storico/antropici ecc.).
Non è pertanto consentito il pascolo, lo sfruttamento forestale, agricolo e minerario, gli scavi, i sondaggi, terrazzamenti o costruzioni di qualsiasi genere, qualsiasi lavoro che comporti modifiche all’aspetto del terreno e della vegetazione, qualsiasi atto che provochi turbamento alla fauna ed alla flora e/o introduzione di specie estranee di vegetali o di animali.
Non è consentita alcuna trasformazione d’uso del suolo e degli eventuali manufatti che vi insistono.
Sono consentiti solo interventi di “mantenimento” e “restauro” delle componenti ambientali ed antropiche, da condurre su esplicita autorizzazione dell’Ente Parco.

ART. 6 - Zona di “riserva generale“
Nelle zone di “riserva generale” l’ambiente va conservato nei suoi aspetti naturalistici e storico/antropici.
Non sono pertanto consentite trasformazioni dell’uso del suolo, quali i disboscamenti, gli spietramenti, l’estendimento degli eventuali coltivi esistenti.
Sono consentite le attività agro-silvo-pastorali nei limiti individuati al successivo titolo II.
Non è consentito costruire nuove opere edilizie: sarà tuttavia consentito, su esplicita autorizzazione dell’Ente Parco, e previo parere della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali della Basilicata per gli immobili vincolati ai sensi della L.1089/39, ed in funzione delle necessità di conservazione attiva e gestione dei manufatti preesistenti storicizzati (jazzi, masserie, casini ecc.) operare su tali manufatti gli interventi di cui al successivo titolo II, con le destinazioni d’uso ivi individuate o previste dal Piano.
Nelle zone delle due aree boscate, residuo della originaria copertura vegetazionale di macchia, gariga e steppa degli altopiani e dei costoni calcarei, costituenti il più elevato connotato paesaggistico dell’ambiente murgico, in caso di richiesta di variazione dello stato dei luoghi, l’intervento va sottoposto a studi specialistici comprovanti la possibilità di apportare variazioni senza determinare danno ambientale.

La Zona A di riserva integrale del Parco della Murgia Materana

L’Art. 4 del Piano del Parco - Allegato B - Norme Tecniche di Attuazione definisce la riserva integrale l’intero inviluppo delle gravine. Per inviluppo si intende tutto ciò che avvolge, in questo caso, le gravine. La gravina in geologia è un ambiente inciso (scavato) dalle acque, simile ad un canyon, caratteristico della Murgia Materana e pugliese.
La norma all’articolo 4 specifica che nel caso della Gravina di Picciano, la zona di riserva integrale è estesa oltre che per la sezione della forra anche sul piano per l’area di affioramento del substrato roccioso carbonatico.

Nel caso di Murgia Timone, che si trova nella Gravina di Matera quindi la zona di riserva integrale è quindi tutto quello che si trova nella sezione di forra della Gravina dal piano sommitale fino al fondo del fiume.

L’appartente contraddizione per la quale la Gravina di Picciano potrebbe in prima lettura risultare più tutelata di quella di Matera, dipende semplicemente dal fatto che l’area della Gravina di Matera è trattata in maggiore dettaglio dal Piano del Parco per tutti i componenti naturali, monumentali e paesaggistici, mentre quella di Picciano si trova al centro di un sistema storicamente strutturato e caratterizzato dalle pratiche agricole.

In ogni caso la norma con il chiarimento relativo alla Gravina di Picciano chiarisce anche il fatto che la sezione di forra è tutto ciò che si trova al di sotto del piano superiore con il relativo affioramento calcareo.

Cos’è la sezione di forra di un ambiente fluviale o fluviocarsico lo descrive questo articolo scientifico specificamente dedicato allegato di Paolo Madonia dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Il caso della Gravina di Matera nell’articolo scientifico è descritto come segue: la classica terminologia geomorfologica identifica una forra come “tratto di un’asta fluviale in cui l’erosione di fondo è prevalente rispetto all’erosione laterale”; questa condizione si ha essenzialmente su reticoli idrografici impostati su rocce litoidi, nelle quali la presenza di discontinuità di natura tettonica, quali faglie o fratture, canalizzano lo scorrimentosuperficiale entro direzioni preferenziali lungo le quali si sviluppano le forre (Fig.1)

Come si evince dalla figura descrittiva e dalle immagini nel caso reale della Murgia Materana le chiese rupestri di Madonna delle tre porte, Madonna delle croci, Sant’Agnese, Asceterio Sant’Agnese, San Vito e tutto il sentiero del versante interno di Murgia Timone si trovano nella sezione di forra della Gravina di Matera per cui nella Zona A riserva integrale del Parco.
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
  • Sezione di Forra della Gravina di Matera
Dalla carta IGM 1:25.000 disponibile per Matera si vede come tra la curva di livello (isoipsa) relativa al piano di Murgia Timone che costeggia a tratti la strada e avvolge il parcheggio del belvedere a 410 metri s.l.m., ed il livello di tutte le chiese rupestri del piano vi è almeno una curva di livello di differenza quindi non meno di 25 metri di altezza. Si nota altresì, esattamente come sul posto, che anche gran parte delle aree di discesa verso Madonna delle tre Porte e Sant’Agnese con i relativi affacci si trovano al di sotto della curva di livello del piano per cui stando alla lettera della norma andrebbero considerati anche questi elementi ed aree in Zona A riserva integrale. Stesso discorso per il Complesso di San Falcione e relativi sentieri verso San Vito e sentiero versante gravina di Murgia Timone. Anche nel caso di San Pietro in Principibus, che si trova nella relativa gravinella che scende verso la SS7 a confluire fino allo Jesce, stando alla lettera citata in norma dovrebbe trovarsi nella Zona A. Di seguito un ingrandimento della carta IGM 1:25.000 dove si evince quanto sopra esposte, in rosso sono evidenziate le posizioni delle chiese rupestri.

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La Zona B di riserva generale del Parco della Murgia Materana

Per quanto riguarde le aree di Murgia Timone interessate dai lavori che non si trovano nell’inviluppo delle gravine e nella relativa sezione di forra esse sono:
1. Villaggio Neolitico di Murgia Timone (area archeologica)
2. Aree pianeggianti del belvedere di Murgia Timone a lato della strada carrabile interne alla curva di livello superiore della carta IGM Matera, caratterizzate da formazioni a gariga - pseudosteppa

Nel Piano del Parco entrambe queste aree sono classificate come eccezionali dalle norme sulla tutela del paesaggio Artt.51-54, in tutta l’area di Murgia Timone il livello della classificazione è sempre elevato o eccezionale.

Per queste aree oggetto dei lavori dell’intervento Preistoria e della sentieristica nell’intervento Civiltà rupestre, oltre alla norma contenuta nell’Art. 6 delle NTA del Piano del Parco vi sono una serie di altre norme che contengono divieti e precise prescrizioni sulle possibili attività da condurre, sulle trasformazioni edilizie consentite.

Riferimenti

Di seguito i documenti di riferimento riguardanti la normativa citata
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